martedì 20 agosto 2013

Scene da un paese paranoico

Due ragazzini vanno al mare con un amico, avvertendo la famiglia. Il conoscente dimentica il cellulare a casa. Scatta l'allarme nazionale, con foto sui TG della sera e bavette ai lati della bocca rimasta asciutta da Gialli d'estate. Ah, il conoscente si chiama Constantin, ed è rumeno, come i bimbi. Purtroppo, amico leghista, dovrai rimandare il battage xenofobo a data da destinarsi. Nel frattempo, riflettiamosul grado di stress che abbiamo raggiunto, pure se è inutile.

lunedì 19 agosto 2013

Catene

È davvero ributtante il paragone agitato in questi giorni dai pasdaran del Berlusca tra la situazione attuale e quella del 47' tra Togliatti e De Gasperi. Ributtante, in quanto si mettono sullo stesso piano una sanguinosa guerra civile e la bipolarizzazione politica costruita tramite mass media; si vuole far credere che la spirale in cui l'Italia della Resistenza si avvitò per la serie senza fine di vendette trasversali possa reggere il paragone con le vecchiette rincoglionite che difendono Silvio "perché potrebbe essere anche mio marito. No?".
Porre il principio che avere un consenso ponga al di sopra della legge è medioevale. Lo stanno facendo tutti, da tutte le parti politiche. E a me prende malissimo.

Amara Terra mia

Volevo scrivere un triste post sulla partita di ieri, quattro pappine rifilate in casa dai gobbi, e mezza tifoseria ancora a scrivere di coppe in faccia. Anche basta.
In realtà, mi piace qui mettere nero su bianco una piccola riflessione sulla questione egiziana. Anzi, una serie di piccole riflessioni, in ordine sparso.
Primo. Nessuno ha parlato, mi pare, del grado di integrazione dell'antica comunità egiziana; mi ha colpito la proprietà di linguaggio di alcuni intervistati, e il grado di civiltà con cui hanno manifestato qui da noi.
Secondo. Non sono particolarmente d'accordo con chi di loro afferma che la questione sia riferibile ad un problema di ordine interno. Purtroppo per loro Israele esiste, e la fragile pace di Camp David del 79'  è fondamentale per tutta l'area. E qui si arriva al punto
Terzo. È ovvio che non condivido l'equazione mediatica Fratelli Musulmani=Terroristi; è fuorviante e offre il fianco a facili contestazioni. Quello che deve preoccupare - e tanto - è la deriva confessionale di uno stato laico. Mubarak, il bistrattato Mubarak, fu presidente assolutista, ma oltre al ruolo centrale avuto nel processo di Pace in Medio Oriente degli anni 90', dove ancora si vedeva qualche speranza diplomatica, a lui va ascritto il merito di aver tenuto l'Egitto in una condizione di laicità di ordinamento. Non è poco. Ora il problema, annoso, è quello della tenuta del l'istituzione democratica, anelata dai giovani della primavera araba. La domanda è:
"È giusto tutelare i meccanismi democratici quando questi mettono a repentaglio l'intero ordinamento?" Al netto delle considerazioni Geopolitiche, se l'Egitto dovesse diventare una teocrazia, si potrebbero dare le aspettative dei giovani di piazza Tahrir come realizzate? 

mercoledì 7 agosto 2013

De-Costruzioni

http://www.valigiablu.it/cosa-non-ha-realmente-detto-il-giudice-esposito-sulla-sentenza-mediaset/

Condivido e condivido. Occhio, gente che il nemico non è l'altra parte politica : è la pigrizia con cui si recepisce l'informazione. Si può essere pigri (non tutti hanno possibilità, tempo o voglia di fare il mestiere che pennivendoli e leccaculi non fanno più da decenni) ma poi bisogna accettare di essere ignoranti sui fatti. L'overflow d'informazione ha generato letargia collettiva e sociale, oltre che il mostro del fideismo acritico in politica. Ma siamo tutti sulla stessa barca, e scannarci non gioverà ad altri se non ai soliti. 
Alzare le soglie di partecipazione critica. 
Rifiutare la dialettica polarizzata e farcita di slogans da curva. 
Pensare al potere come capacità di equilibrio e non di soverchia. Come responsabilità, e non come garanzia di impunità.
Chiamare i politici "politici" e i ladri "ladri". 
Evitare le generalizzazioni, sono create ad arte per farci perdere contatto coi problemi reali. 
Ricordare che il razzismo è un abominio: possono un miliardo e mezzo di cinesi essere tutti stronzi? Siamo seri...

lunedì 5 agosto 2013

Itagliati

Farsa Italia, Forza Antigua, Berluscazz e compagnia cantando.
B. Ci ha offuscato le coscienze, sostituendo progressivamente la nostra capacità critica con la polarizzazione fideistica a base di slogans. La TV commerciale ha sostituito mitridaticamente il ragionamento con il tormentone, l'intelligenza con la furbizia, la luce degli occhi col sopracciglio depilato. Le tribune politiche si sono fuse con l'avanspettacolo, ed è nato il Talk Show, ennesimo sdoganamento della menzogna libera e impunita. E la sinistra si è adeguata goffamente a questi scenari, svendendo i suoi pezzi più genuini e imbarcando reggimenti dalla vecchia DC. E così, dopo 20 anni tutto è fatiscente, laddove promesse di rinnovamento rendevano tutto scintillante e carico di promesse di benessere facile. E la dialettica politica è andata a farsi fottere, sostituita dai cori da stadio. È bastato appaltare il cantiere delle coscienze a questa destra (che destra non è) e nascondere sotto il tappeto il nostro senso civico, roba di cui vergognarsi. Preferire la fedeltà all'indipendenza di giudizio. Premiare i clienti e punire le eccellenze. Poi, tutti dietro la balena come pesci pulitori, nella speranza di qualche avanzo. L'intellettualità è stata acquistata, quasi tutta. Anche chi dà addosso a B. ne ha accettato il gioco, e si è fatto infinocchiare dalla palude del "con me o contro di me". Ora che la legge ha seguito il suo corso, ora che abbiamo la certezza giuridica che B. è un delinquente ( in senso stretto), lui agita lo spettro della guerra civile, contrapponendo alla certezza del diritto il peso elettorale. Poi ci viene a raccontare che la magistratura favorisce lo scontro istituzionale.
Oramai è chiaro che solo la sua morte libererà il paese dalla sua presenza, e c'è da augurarsi che avvenga prima che lui decida di morire con tutti i filistei. Da chi si sente unto dal Signore, c'è da aspettarselo.

venerdì 2 agosto 2013

Giustizia sportiva squalificata

Come da copione, quando si tratta di colpire la Lazio, persino la certezza del diritto sfuma. Non c'è da rallegrarsi se dei quattro anni chiesti da Palazzi - unitamente a 6 punti di penalizzazione e l'ammenda per frode sportiva alla Lazio - il primo grado racconti di 6 mesi di squalifica a Stefano per omessa denuncia e 20.000€ di multa alla società per responsabilità oggettiva. Non bisogna essere contenti, nonostante la giustizia sportiva (per la quale anche un ragionevole dubbio può essere sufficiente a comminare una pena severissima) non abbia *potuto* "menare" di più.
Aspettiamo il ricorso, che verrà presentato dai legali di Mauri e non da Palazzi. Noi vogliamo piena assoluzione e risarcimento: oltre la gogna mediatica, gli si sono aperte anche le porte del carcere. Vogliamo che Mauri si rivalga su Palazzi e il giornalista Mensurati presso le sedi competenti, perché c'è il fondato sospetto che essi abbiano allestito una vera e propria macchina del fango; due anni di sospetti insinuati obliquamente, con delle tecniche da lista di Proscrizione, e conseguente danno d'immagine. Il ragazzo è stato bravissimo a sopportare la pressione, giocando tra l'altro un'ottima stagione, ma adesso è ora di passare all'incasso.
Ora è il tempo del ricorso, e della pretesa della completa riabilitazione. Poi verrà il tempo delle scuse, infine quello della rivalsa civile.

giovedì 1 agosto 2013

Reo Silvio

Si, mi viene da ridere. Amaramente magari, ma mi viene. Ah, se fossi Guzzanti. Con uno spettacolo sul PD di adesso in giro per teatri, farei una fortuna, senza contare i diritti SIAE, i DVD e la TV! Meccanismo semplice e lineare, da Occhetto a Letta. Uno spettacolo che si scrive da solo. Violante. Fassino. Bersani. Finocchiaro. Dal servilismo in penombra agli F35 votati con lui. Eppure, 20 anni passati a dargli addosso; con dolcezza, però. Perché diciamocelo, a sinistra non siamo tutti criminali, come dall'altra parte: da noi ancora c'è posto per un po' di fresconi, e uno sta scrivendo queste righe.
Così arriviamo al colmo della tenerezza degli ultimi anni: il bene comune (delle pensioni di Montecitorio), il sostegno all'avversario sfortunato,  le larghe intese. Larghe come le pareti anali di tanti della base del PD, intese perché ci siamo intesi. Ora che è finito, tutti al suo capezzale, come se fosse Cesare. Un uomo che ha incarnato l'avversario più spietato della sinistra, che ha contribuito a farci tornare al basso medioevo, che ha punito il merito è premiato la fedeltà, almeno in politica, ora è guardato con rispetto dai suoi avversari, che lui si è spolpati con calma e scientifica precisione. Il rispetto che - effettivamente - i piccoli uomini devono al grande pezzo di merda!
Difficile non confrontare la Forza Italia che verrà con quella di vent'anni fa. Impossibile non rattristarsi guardando il video di ieri, realizzando che Berlusconi è invecchiato, e che in questo lasso di tempo lo abbiamo fatto tutti, vittime della sua fascinazione, congelati in un eterno presente e schierati a nostra insaputa. Ed ecco arrivare la nostra seconda Salò, in meno di ottant'anni. Ora ci manca solo
una bella prova di furore popolare, tanto per dimostrare al mondo - ma non ce ne sarebbe bisogno - di che pasta meschina e irresponsabile siamo fatti.



Castelli di carta

Dire che il ministro Kyenge è una nullità, denuncia con chiarezza il problema primo di questa classe dirigente (digerente?): una sistematica rimozione, freudiana nella sua prevedibilità. Castelli, che in uno stato di normalità istituzionale sarebbe un mediocre politico locale di piccolo cabotaggio, è colonnello di un'ala oltranzista della Lega, movimento sciovinista e familiare dei Bossi, i quali ne hanno usato la cassa per i propri capricci privati.
Ho esagerato? Calcolando che a sentire le camice verdi dovrei essere d'appoggio ad una "lobby di sodomiti" ci sono anche andato leggero.
Tornando a bomba, si diceva di Castelli. Parla della Kyenge come una nullità, per poi correggere il tiro: "nullità politica". Dalla padella alla brace. Un ministro della Repubblica tacciato di nullità da un inquilino di Montecitorio racconta di un sistema allo stremo, che legittima oziose speculazioni sul nostro parlamentarismo e alimenta la possibilità di derive autoritarie, quantomeno nell'immaginario catodico e collettivo. I leghisti (non tutti, ma la maggiorparte) rifiutano di accettare l'idea che gli extracomunitari possano avere una rappresentanza; sono terrorizzati dal l'eventuale caduta dell'iniqua disparità tra cittadini italiani e non. Ti credo. Una volta caduta (ed è solo questione di tempo), tutti si sveglieranno da questo letargo della coscienza durato vent'anni, e si ritroveranno come Don Falcuccio: senza pensione, senza lavoro, e senza vittime, a parte loro stessi.
Caro Castelli, cari leghisti: avete causato un ritardo nello sviluppo di politiche integrative irrecuperabile, precipitandoci fuori dall'Europa e avvicinandoci al Nord Africa; avete appoggiato politiche disastrose per il paese solo per mantenere il Trota (e chissà quanti altri); vi state sbranando tra di voi per quattro spicci, e avete portato i peggiori esempi di razzismo becero e retrivo ai livelli più alti delle istituzioni. Continuate a peggiorare il paese, e sembra che non vi stanchiate mai.
La storia vi sbugiarderà, qualsiasi intellettuale degno di questo nome già l'ha fatto. Nel frattempo, per favore, collegate il cervello, quando presente, prima di parlare. No Castelli, c'è scritto "quando presente"!