Buongiorno a tutti. Circa alle 6 di questa mattina, ora Italiana (quindi alle 9 del mattino locali) un devastante terremoto - magnitudo 7,6 della scala Richter, con epicentro nel Kashmir Pakistano, ha raso al suolo interi villaggi, ed è stato avvertito a Delhi, Islamabad e Kabul. Un primo riscontro - tratto da fonti militari - lancia una proiezione di migliaia di morti nelle zone impervie della frontiera montuosa tra India e Pakistan, mentre al momento già 500 sono le vittime accertate nel distretto di Manshera.
Questo scrivevo, direi troppo stringatamente, all'indomani del terremoto del 8/10/2005 in Kashmir.
Ora, però, è il caso di un qualche approfondimento, come mi è stato fatto notare da più di un lato. E quindi, obbediente siccome bimbo secchione, ecchime qua.
La prima scossa, fortissima, 7.6 Richter di magnitudo, ha colpito intorno alle 9.25 ora locale (circa le 6 del mattino in Italia) di sabato 8 ottobre 2005. L'epicentro 10 Km sotto Muzzafarabad, città del Kashmir pakistano, andata praticamente distrutta,.
Alla prima scossa ne sono seguite numerose altre. Ad oggi sono state rilevate 45 scosse di assestamento. A nord-ovest, il terremoto è stato avvertito nella North-West Frontir Province, dove ha fatto danni e vittime, e addirittura in Afghanistan. Le notizie hanno faticato a filtrare, anche perché le zone maggiormente colpite sono rimaste isolate. Il bilancio attuale delle vittime –forse provvisorio per sempre – parla di una proiezione di 30/40.000 vittime.
Esaurita la terribile cronaca dei fatti, proviamo oggi, dopo quattro giorni dalla tragedia, ad analizzare i risvolti politici della faccenda.
Anzitutto, sono piovute critiche alla macchina dei soccorsi. Sia in India che in Pakistan, la disperazione per la lentezza e la disorganizzazione delle operazioni ha sfiorato il tumulto popolare. Sonia Gandhi è stata contestata ad Uri. Dal lato Pakistano, il fatto che siano morti moltissimi bambini, quasi azzerando un’intera generazione, ha acuito le tensioni già altissime tra i civili. L’esercito ha faticato a raggiungere le zone più impervie, costringendo la gente a scavare a mani nude per estrarre i corpi dalle macerie, e cercare eventuali superstiti. Solo oggi, visto il miglioramento delle condizioni climatiche si è riusciti a riprendere le operazioni di scavo; in Kashmr – zona montuosa- è piovuto e nevicato per i giorni successivi alla scossa, rendendo ancora più difficile il transito dei mezzi su strade montuose e non asfaltate. Per aggiornamenti il sito della Tv indiana New Delhi Television è abbastanza aggiornato.
Per rendersi conto della tragedia e delle difficoltà dei soccorritori, si può fare una prova: Con un pprogramma di visione geosatellitare (Google Earth, Nasa World Wind), cercate la città di Uri, in India: Vedrete quanti villaggi montani si trovano nella zona colpita.
· India e Pakistan: due gestioni diverse
Appare chiara una differenza sostanziale nella condotta diplomatica di India e Pakistan: mentre il secondo richiede assistenza da parte degli organismi internazionali (Musharraf ha lanciato un appello che potete leggere QUI, l’India si trincera dietro un atteggiamento di rifiuto di ingerenze esterne, contando sulle proprie forze e assicurando un pieno controllo sulla situazione. Ciò che insospettisce è il quadro generale dell’informazione da parte indiana: sin dalle prime battute delle agenzie, è apparso subito chiaro un atteggiamento insipiente da parte degli organi di stampa On Line indiani. La precipitosa fornitura di cifre ufficiali da parte governativa (600 morti a Srinigar, 2000 case distrutte e alcune migliaia di senzatetto) stride con l’atroce calcolo di vittime fatto dall’esercito pakistano e da numerose ONG: inoltre mancano all’appello circa 10.000 persone nel Kashmir indiano, ma la notizia – per quanto ovvia - è stata data in maniera tardiva, e le è stato conferito poco risalto. Staremo a vedere. Appare quantomeno sospetto il fatto che un terremoto avvertito nell'Himachal Pradesh, nell'Uttaranchal, nell'Uttar Pradesh e persino in Madhya Pradesh e nei due Gujarat, che ha registrato danni agli edifici e paura tra la popolazione di Delhi sia stato così contenuto, visto che l’India non è certo il Giappone, in quanto a tecnologie antisismiche, e visto che la città di Uri non esiste più. Appare chiaro che le ambizioni indiane di leadership nel bacino dell’Asia Meridionale partono anche da prove di forza nel’agone internazionale; è già la seconda volta che l’India rifiuta aiuti, la prima fu in occasione dello Tsunami che cancellò le Andamane. E intanto Benedetto XVI auspica un aiuto internazionale, e prega Dio perché dia forza ai soccorritori.
· Primi problemi politici post catastrofe
Come spesso accade in occasione di eventi di portata così catastrofica, la società umana reagisce con la coesione tipica della specie che deve difendersi, salvo poi, a situazione “normalizzata” – e le virgolette sono d’obbligo – ricordarsi delle divisioni precedenti.
Niente eccezioni, nel nostro caso. Le dispute confinarie e l’odio politico e storico tra India e Pakistan sono stati accantonati giusto il tempo della pioggia. Poi?
Oggi, su un editoriale del Daily Times visibile QUI viene considerato il riaffiorare delle divisioni politiche in Pakistan, seppure in un ovvio e irrinunciabile clima di solidarietà. A sentire le dichiarazioni d’intenti nelle Tv Pakistane, le frizioni tra Sharif e Musharraf sembrano essere accantonate in favore della ricostruzione. Ma sotto la cenere la brace scotta assai.Le divisioni tra le parti politiche, divise tra interessi dell’esercito, ali filoamericane e filo-Pashtun vengono definite da analisti “una tragedia peggiore del terremoto”. In questo quadro si inserisce la delicatissima gestione degli aiuti indiani: Nella sua “nuova veste” di pretendente alla leadership dell’Asia meridionale, l’India offre aiuti al Pakistan, che faticano ad essere accettati, poiché questi esigerebbero il transito dell’esercito indiano nei territori contesissimi del Kashmir pakistano (Cfr. The Hindu, 11/10/2005 “A Tragedy and a Oportunity”).
La situazione , insomma, è in via di definizione, seppure tra mille difficoltà. Un’intera generazione di bambini è stata spazzata via, creando un danno forse insanabile per le popolazioni di quei posti.
Tra le fonti più aggiornate ed attendibili, consultate http://quakehelp.blogspot.com/
Si tratta di un blog di informazione sui fatti, usato come strumento operativo ai soccorritori e conoscitivo per i giornalisti.
Per un quadro geosismico della zona, ho trovato interessante questo sito: http://eduseis.na.infn.it/didattica/laboratorio7/laboratorio7.htm dove vengono intabellati statisticamente i terremoti più forti degli ultimi anni, permettendo una localizzazione delle aree sismiche peggiori del pianeta.
Per un quadro storico politico in lingua Italiana, consiglio il sito www.stinger.it, fondato dal mai abbastanza compianto Sergio Trippodo e diretto dalla brava Francesca Marino
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