giovedì 30 settembre 2004

Bei dischi, ultimamente...


Dopo la tristezza buia dell'estate, in cui il materiale da recensire che ho avuto per le mani è stato "Blu" di Paola e Chiara e Kevin Little, ho un periodo di relativa grazia: Ben Harper, Bjork, Nick Cave, Mark Knopfler, Lanzi-Sodano e i Faust. Roba per palati fini, finalmente. Per quanto riguarda i concerti, vedrò quanto prima di farvi sapere qualcosa: Tengo d'occhio Patti Smith, che a Fiuggi ha evitato la sommossa contro Lou Reed. Attenzione al Palalottomatica, quest'anno. Pare che stiano col coltello tra i denti. Ad Maiora.

Bentornate (andatevene presto!)


E' il mio augurio alle due Simona...Mi spiego meglio: Non faccio parte del pubblico da reality show che ha seguito appassionatamente la vicenda del rapimento, se non per delle ipotesi di fantapolitica avanzate tra amici, queste ultime intrise di polemica, ma prive di intenti. La condotta che ho seguìto è stata all'insegna della meditazione: mi sono isolato dalla massa mediatica, non ho assecondato la fiumana di commenti e parole al vento, ma ho aspettato qualche segnale che avesse peso. E il segnale c'è stato: sono tornate, e se ne vogliono già tornare in Iraq. Questo vale più di tutta la dietrologia che si è fatta, cui sono ben fiero di non aver partecipato. Il mondo è pieno di problemi, ma l'occidente non trabocca di persone di buona volontà. Quelle poche, è bene che facciano quello che sentono. Tutte le altre, è bene che parlino di meno.

Un Grido di Dolore


...Mi sono incartato sulla politica estera sovietica degli anni cinquanta. Che sofferenza...

domenica 19 settembre 2004

...Forse Dio è dei Popolari....


La Notte Bianca di ieri si riflette negli occhi raggianti di Veltroni. E' stato un successo, partecipato, ben riuscito e apprezzato. Le mille iniziative per tutti i palati hanno riversato migliaia di persone nelle vie cittadine, creando un clima di festa  difficilmente riscontrabile in quest'ultimo periodo. Nemmeno la paura di attentati ha allontanato la gente dalla partecipazione massiva, e questa è una vittoria della civiltà sul buio pesto dilagante. Bravo Veltroni, 'sto giro bravo davvero!

sabato 18 settembre 2004

Il giorno della Notte Bianca


...Si diceva, ieri tra amici, che probabilmente Dio è dell'UDC; al momento in cui scrivo, nubi minacciosissime, tra il giallo e il viola, incombono sulle teste dei romani. Il cartellone è ricco da far paura, sotto tutti gli aspetti. Tra Proietti che improvvisa a ruota libera, il Cirque du Soleil, Le colonne sonore di Classica al Gianicolo, il Jazz al Pincio, Terry Reilly con 70 performers alla galleria Colonna, Readings dell'Eneide a Massenzio,  tutto gratuito, non sai veramente dove andare. Spero quantomeno nella corrente elettrica, quest'anno....

martedì 14 settembre 2004

Jim Hall non ha mai suonato con Beethoven


Il pubblico dell'auditorium è quello degli aficionados. Ci si incontra nell'atrio, prima dell'inizio del concerto, e ci si scambia un paio di convenevoli. "Quanto tempo", "che stai combinando?", "suoni ancora?", e via così, fino all'inizio. E' curioso come in certe situazioni, in cui l'essere umano è "intruppatocomeuntedescodellaIVarmatanel1942inRussia", si divaghi con la mente verso lidi differenti, che poco hanno a che vedere con l'evento cui si sta per assistere; la portata è mondiale: una delle uniche due date italiane (l'altra è al Blue Note a Milano) di Jim Hall, in duo con Enrico Pierannunzi. Il brusio non si placa - c'è la romabenedisinistra sulle poltrone, e quelli - si sa - parlano. Poi un presentatore ("all'Auditorium?" - è il commento di alcuni nasi arricciati) ci invita ahimé alla conferenza stampa per la prossima stagione, poi lascia il palco ai due. Quando entrano, la sensazione è raggelante. Jim Hall, freddo come una granita, parte con un blues in 12 bars che dura qualcosa come dieci minuti. La situazione è orrenda. Penso adderittura di andarmene (dopo i primi cinque minuti - io ODIO i blues in 12 bars), ma poi rifletto: -"Hagi, 'sti due sono due fenomeni. Non possono ridursi a questo. Lancia il cuore oltre l'ostacolo, resisti al blues, non alzartichefiguracifai?". Reggo stoicamente. Il blues finisce tra applausi di liberazione. Ora o si comincia a far sul serio, oppure me ne vado davvero, con buona pace del rispetto per il mito vivente. Nemmeno il tempo di pensare la ferocia di un mio commento che note flebili, praticamente il solo volume della semiacustica non amplificata, annunciano My Funny Valentine. Il silenzio è di tomba. La chitarra è sommessa, il tema è intriso di una nostalgia che chiude lo stomaco. E quel signore anziano, con la chitarra a tracolla, con la faccia di Sean Connery, diventa un testimone, e la sua chitarra il suo verbo. L'atmosfera è decisamente cambiata. Dall'irritazione del primo pezzo sono passato ad una commozione sincera, partecipata. Gli applausi, scroscianti, mi svegliano dal sogno. Mi trovo Pierannunzi davanti al microfono, che presenta Jim Hall - secondo chitarrista del secolo secondo il sondaggio di una rivista americana specializzata nel settore, dopo Bill Frisell (il Pat Metheny senza mignolo prima di questo qui? Ah, Pat Metheney ha 60 punti, contro i 130 di Hall e i 160 di Frisell). Mentre bestemmio orrendamente tra me e me pensando a Django Reinhardt e Joe Pass nemmeno menzionati, Skylurk e Sentimental Mood scivolano via, distrutte e ricostruite, maltrattate e vezzeggiate. improvvisano, i due, e non c'è tempo di cristallizzare questa o quella frase: ce ne sarà un'altra subito dopo che spazzerà via la precedente. In Sentimental Mood, non trovando un finale al primo tentativo, ne sono usciti TRE. Un errore, uno sbaglio, se succede a te ad una session, ti puoi trovare col capo chino, sotto lo sguardo inquisitorio di un pubblico che sembra non aver aspettato altro tutta la sera. Qui la storia è diversa, perché da uno sbaglio suonato da questi due, nasce musica con la M maiuscola. Dopo un Waltz di Pierannunzi suonato bene, con la parte davanti (" The Point of the Issue" composto - a detta del pianista la mattina stessa), il primo bis regala Stella- irriconoscibile per 5 minuti, ma densa e saporita come una Jam, e All the Things you are, anch'essa dipanata dai due come un micino avrebbe fatto con un gomitolo di lana: Efficace e bellissimo da vedere. Il Terzo bis (Ho ancora le mani rosse) è stato Body and Soul. Quando le luci si sono accese, gli occhi si sono socchiusi, e la sigaretta del dopoconcerto è stata dolcissima. Le persone incontrate all'entrata scioglievano il tabu, parlando ora solo del concerto e della sua bellezza. Qualche critica volata sulla diversità dei due dialetti musicali è stata trasformata in un complimento, poi, davanti ad un bicchiere di vino, le discussioni hanno cominciato a vertere su altro. Segno che il concerto ha funzionato.

domenica 12 settembre 2004

Ben Harper and the Blind Boys of Alabama: There will be a Light


E’ di questo settembre l’uscita dell’ultimo lavoro di Ben Harper. Questa volta ci regala un disco di undici brani registrato con il pirotecnico coro Gospel dei Blind Boys of Alabama, per gentile concessione della Real World di Peter Gabriel. Si tratta di un lavoro intriso di quell’energia tutta afroamericana che si vede nelle funzioni religiose esplosive dei film di Woopy Goldberg; un rapporto con la musica e la divinità che si fonde in una forma di spiritualità intensissima e coinvolgente. I titoli (cito fra gli altri Take my Hand, Church House Steps, Picture of Jesus, Mother Pray) lasciano pochi dubbi sul tenore dei contenuti; consigliamo l’ascolto di questo lavoro sotto le feste natalizie. Segnaliamo la presenza di un brano per chitarra sola – più  vicino ad un raga indiano che non ad uno spiritual: ci riavvicina a Ben Harper, allontanandoci un pochino da Dio. Il solo si chiama 11th Commandment; il ché offre una risposta universale al perché di questa scelta.