sabato 28 dicembre 2013

Gli Sdraiati

Michele Serra, Gli Sdraiati, Feltrinelli, Milano 2013


Approccio la lettura dell'ultimo libro di Serra con grande curiosità: l'aspetto dello scontro generazionale in Italia mi affascina, perché mette di fronte due pilastri della nostra scalcinata società: da un lato l'istinto predatorio di una generazione - quella che ci ha preceduto - che ha divorato il nostro futuro a quattro ganasce, giustificata solo dall' essere la prima ad essere invecchiata senza davvero essere diventata adulta. Dall'altro, l'intramontabile mammismo dei giovani italiani, spesso tenuti a galla proprio dalle elemosine dei loro genitori (sorvolando sul circolo vizioso che le loro pensioni rendono difficile al sistema di trovare fondi per creare occupazione).
Poveri ex sessantottini, quelli che hanno (giustamente? Miopemente?) abbattuto la brutale autorità genitoriale, sostituendola con diverse tecniche di manipolazione: Serra ne traccia un ritratto impietoso, onesto, tormentato, sconfitto. Eppure, nelle righe (non tra) del romanzo breve c'è spazio per la speranza, declinata attraverso l'invenzione letteraria del progetto di romanzo sullo scontro generazionale (con happy end americanissimo), e con la parsimoniosa descrizione dei sorrisi adolescenziali che filtrano dai silenzi di questi alieni. Sì, parlo dei vostri figli.
Insomma, una lettura di tre ore, gustosa come la penna del suo autore: poetica, visionaria, mai banale e tecnicamente sopraffina; in attesa che il libro di Scanzi mi venga prestato (c'è grossa crisi) posso ritenermi abbastanza soddisfatto.

Pro: lettura agile, tema spinoso trattato con delicatezza, ritratto agrodolce delle crepe di una generazione;

Contro: forse troppo breve; banale farlo uscire a Natale. Poi si lamentano delle contraddizioni generazionali....

martedì 3 dicembre 2013

Polonia Giallorossa

Che sia una vergogna per lo stato italiano non si discute. Che l'Italia conti come il due de coppe quando regna bastoni nell'agone internazionale nemmeno. Oggi, timida discussione parlamentare (senza il ministro degli esteri), con interventi solo da destra. Della Meloni, della Angelilli, e persino - non in parlamento ma a mezzo stampa, - di Malagò.
Non una parola da sinistra. 
L'ambasciatore polacco a Roma non convocato. La Farnesina che risponde ai genitori disperati di ragazzi IN CARCERE per non aver fatto NULLA dicendo "il sabato il ministero è chiuso". L'ambasciatore italiano a Varsavia che "è a cena".
Due danesi e un inglese - secondo testimoni - fermati e rilasciati dopo un paio d'ore, per l'interessamento delle loro ambasciate.
I giornali nostrani che non dedicano spazio alla notizia, a parte il Tempo (destra) e i giornali sportivi.
I TG che che parlano di scontri, violenze e altre amenità senza nessuna prova.
I benpensanti che fanno spallucce, perché "in fondo se la sono cercata".
Su tutto, un'orrenda subalternità della sinistra, quasi fosse poco elegante difendere dei tifosi dalle angherie di una polizia straniera, come se il sostenere una squadra fosse depauperante per i diritti fondamentali dell'individuo.

Ma soprattutto:

CHE CAZZO C'ENTRANO I MARÒ CON QUESTA STORIA?

In Polonia non c'è stato un danno, un ferito, nemmeno un contuso. Niente. C'è un video in cui si intuiscono tafferugli tra non più di quattro/cinque persone, a fronte di 120 fermati.

A Cochin ci sono stati due morti. E la differenza c'è. Orpo, se c'è.

E di questo battage cialtrone possiamo ringraziare solo i nostri leaders, che hanno completamente perso il polso della comunità che dovrebbero rappresentare, mantenendo posizioni che esistono solo nella peggiore TV.


venerdì 15 novembre 2013

Questo mi sembra più degno d'attenzione...

Questo video pubblicato l'altroieri fa parte dell'offensiva contro Vendola che ha raggiunto il culmine con l'intercettazione di oggi.
Mi sembra più argomentato e sicuramente più convincente di quella porcata scatenata dal Fatto, che è in pieno stile Boffiano; solo che non ho l'ho sottoposta a Fact Checking.

Voi che dite?


nocensura.com: Caso Ilva: le obiezioni di Marescotti (Peacelink) ...

sabato 9 novembre 2013

Tempo Zero

In una vecchia, geniale storia di Martin Mystère, Alfredo Castelli immaginava l'esistenza di un siero che, iniettato, faceva vivere a velocità moltiplicata, i modo tale da fare sì che se per il proprio orologio interno fossero passati 3 giorni, per il mondo esterno ne fosse trascorso solo uno.
È una delle mi storie preferite, e ha un tributo di ispirazione ad un vecchio episodio di Star Trek, dove esisteva una razza aliena accellerata a punto tale da essere invisibile ad occhio umano.
La scorsa settimana, in sezione, è stata una giornata molto densa. C'è il congresso in vista, e si è discusso il documento programmatico. C'era da eleggere il nuovo coordinatore, dopo Mauro, che ha retto la sede per dodici anni. C'era da capire quale fosse la strategia per le prossime europee (col PD? Senza il PD?)
E c'era da promuovere un ritorno all'antico, separando il coordinamento metropolitano di nuovo tra cittadino e provinciale.
La sezione di SEL di Roma I (via Giannone) è molto viva. C'è viva partecipazione, e una grande capacità d'ascolto. E così è e sarà. Ma il problema fondamentale, al momento, è uno: manca l'educazione al movimentiamo vero. Noi ci si confronta tra di noi, le istanze del territorio sono in mano ai Grillini. Noi ci si conta e ci si incontra, ma sul territorio parliamo a titolo personale, perché è davvero difficile che ci sia una linea comune. Da un lato vengono prese decisioni bulgare, per un mero fatto pratico, ma dall'altro, quello della base, c'è un tale rispetto dell'alterità interna che spesso si cade nel fricchettonismo, cioè nella difficoltà a produrre una linea comune che sia a fuoco sul problema, in anticipo sui tempi e dettagliata nella produzione di ipotesi risolutorie.
Più vicino alla catena di comando reale arrivi, più ti rendi conto che il tecnicismo parlamentare e amministrativo sostituisce la visione politica. L'affare Vendola ne è una chiara dimostrazione: criticatissimo per la sua contiguità con Archinà - e quindi con gli interessi della famiglia Riva - ha argomentato con la difesa dei posti di lavoro. Il ché ci può anche stare, dato il ruolo, ma apre un vulnus nella tenuta delle istituzioni, quando cedono la loro terzietà e "lontananza" dal singolo caso in favore di una umanizzazione privatistica, comprensibile ma cancerosa. Vero, il sistema attuale ragiona così, ma allo stesso tempo concorre a farci percepire come parte integrante di una modalità che in realtà non ci appartiene affatto, e che sosteniamo proprio per la sua alterata; come dire, non rubiamo ma veniamo messi insieme ai ladri, perché "so' amici nostri". L'appiattimento sulle posizioni del PD ci ha fatto solo male. A parte l'incremento di tesseramenti dovuto all'avvicinarsi del congresso, siamo in costante perdita di consenso. Noi ne perdiamo, Grillo e l'astensione ne guadagnano.
Una scelta di coerenza e di affermazione dell'identità collettiva, con il rischio di fare la fine di Ingroia. Questa è la strada. Il paese ha bisogno di una sinistra ricostruita, un maledetto bisogno; ma non è con i calcoli elettorali che riusciremo nell'intento. Solo attraverso l'effettiva canalizzazione dei problemi del territorio (ecologia, lavoro, debiti, costruzione della coesione) riusciremo a scollinare questa desertificazione  politica e valoriale, no attraverso calcoli tecnici.
La storia di Martin Mystère partiva dalla necessità di guadagnare tempo. La scorciatoia (il siero) finiva per mandare in autocombustione chi lo utilizzava.
Cioè a dire: il tempo non si regala, le decisioni necessitano un processo lungo e definito, e le scorciatoie tecnocratiche bruciano. Hai capito, la metafora?

mercoledì 6 novembre 2013

Orfeo a puttane

Pierpaolo Pasolini è morto, risparmiandosi lo scempio che stiamo vivendo. La bellezza che scompare, il conformismo gianesco che vuole che si facciano pompini al capoufficio sposato senza sbagliare i congiuntivi. L'arrivismo americanista spogliato della meritocrazia. Le mamme che truccano le figlie per far fare loro bella figura al provino. E tutto questo in maniera assolutamente trasversale, senza distinzioni di censo, estrazione o classe. Tutti parlano la stessa lingua, quasi tutti hanno gli stessi desideri, indotti dal martellamento turbocapitalista. Si salvano solo i ricchissimi, perché i poverissimi al momento non hanno più via di fuga. Una volta ce l'avevano, ed erano i diseredati di Pasolini, appunto, con le loro facce idiote, la loro innocenza violata e il loro universo fatto di espedienti: la ricerca, magari  poco convinta, di un riscatto. Oggi stanno attaccati ai gratta e vinci.

Ci svegliamo dal torpore domandandoci come sia possibile che ci sia una storia di prostituzione minorile ai Parioli. Esterrefatti. 

-"Possibile mai che con tutti i siòrdi che girano a Parioli..."
-"Capisco nelle  borgate, ma ai Parioli... con tutti quei siòrdi..."

Il deserto valoriale è il problema. L'assenza di qualsiasi questione morale presentata con la rigidità dovuta a qualsiasi convenzione. E' Berlusconi che si fa Ruby, ma è anche il sinistrismo padronale gestito con la tattica del muro di gomma. Non si può pretendere che i ragazzi trovino una strada corretta se non si offre loro una geografia di valori. Noi (voi!) gli avete messo davanti una strada costellata di pericoli, dipingendogliela come un sentiero delle fate. Voi camminate con i vostri figli mano nella mano in mezzo a tutto questo. Se un professore mette un brutto voto, è colpa del professore. Se fa a cazzotti con un altro bambino è stato provocato. Se risponde maleducatamente ad un adulto, "è solo un ragazzo".
E quando vi svegliate? Non quando vostra figlia fa gli spettacolini porno davanti alla webcam per venti euro di ricarica telefonica, ma quando finisce sui giornali. Non quando vostro il vostro figlio bullo ruba i soldi ai compagni di scuola, ma quando vi dovete sobbarcare le spese di disintossicazione dalla cocaina. 

I valori sono importanti, perché da un lato offrono un modello di organizzazione sociale, dall'altro la loro schematicità li rende sovvertibili. Nella società liquida questo non accade, perché i valori prendono la forma del pensiero corrente, che cambia insieme alla moda del momento. Volatile. Futile. Inutile. La perfezione del controllo.
E da tutto questo non vedo come si possa tornare indietro. 
Il mito ci insegna che Orfeo è tornato dagli inferi, anche se si è voltato indietro, perdendo Euridice.
La contemporaneità ci insegna che Orfeo, una volta negli inferi, ha preferito andare a puttane, e 'sticazzi de Euridice. 
Le bastino gli alimenti.

Meno male che Pasolini è morto.

lunedì 21 ottobre 2013

sabato 19 ottobre 2013

Memoria storica

Caro nazistello che inneggi a Priebke,
Tu non sei cretino, ha solo le idee confuse. Confuse dal frullato ideologico che ti è stato somministrato da chi è più furbo di te, e ha capito che per manovrarti deve toccare certe corde: l'eroismo, la razza eletta, la rivoluzione eroica, il senso di appartenenza ad un gruppetto di duri e puri pronti a scattare come un solo uomo, e altre amenità del genere. d'altronde, siamo stati adolescenti tutti. Alcuni per poco, altri più a lungo.

No, non c'è l'ho con te perché in fondo ti conosco, e so che - in realtà - tu sei solo

stanco
stufo
esausto

Di questo stallo che ti circonda.
Delle cazzate che ti raccontano.
Dell'ingiustizia che sperimenti ogni giorno, cui tuoi cattivi maestri hanno dato una spiegazione che - con le tue armi critiche - hai reputato ineccepibili.

E c'hai pure ragione, per certi versi. Non credere che questo disagio lo sentiate solo voi. Lo sentono tutti. Certo, voi gli date una faccia, tipo:

Che è 'sto pacifismo da zecche, mentre ci stanno fottendo il futuro?
Che mi sta a significare l'attaccamento alle istituzioni democratiche, visto che appare chiaro che sono TUTTI figli di madre ignota?
E tutti 'sti negri che cercano fortuna qui, dove manca da almeno dieci anni? Io se studio, campo con la settimana dei miei (che magari manco lavorano più); se invece lavoro guadagno una miseria, e zitto che sennò mi levano pure quelli. E ci vengono da altrove, a rosicchiare quest'osso spolpato?

Noi zeccacce siamo incazzati uguale, nun te crede. Solo che per incanalare la bile diamo la priorità ad altre cose, tipo:

Perché i figli di papà hanno il Lamborghini, e le tasse le pago io per loro?
Che cazzo faccio a fare concorsi pubblici, se non ho manco uno zio in Regione?
Come mai cerco un lavoro da dieci anni, poi vengo a sapere che l'AMA assume in base alle amicizie e parentele con l'Ex Sindaco?
Perché ci stanno i SUV parcheggiati sui posti riservati ai disabili?
Perché se mi faccio una canna rischio la galera in base a una legge scritta da un gruppo di cocainomani?
Non è che la benzina la pago di più perché si sono alzate le tariffe delle Escort preferite del capo?

Insomma, c'è da perderci la testa.

Che fare?

Il problema, caro nazistello che inneggi a Priebke, è il bersaglio. Tu puoi avere una grande mira, ma se la usi per uccidere bambini nel parco, non solo la sprechi, ma la consegni al male. E il male non sono dei disperati che cercano una vita migliore, come faceva il tuo bisnonno quando è andato in Sud America. Il male sono quelli che sono venuti a casa nostra con le armi, e ci hanno ammazzato come cani, forti del fatto che non eravamo armati abbastanza. Il male sono soldati in divisa - che manco parlano la tua lingua - che ti hanno violentato la sorella, o la figlia. Che ti hanno ammazzato il fratello, e poi ti hanno proibito di seppellirlo, ridendo. E' un male per tutti coloro i quali hanno almeno un nonno italiano. E' una ferita all'orgoglio del paese. Morti per mano straniera in casa propria. Io sono abbastanza Internazionalista, credo poco nell'amor di Patria, e non mi esalto ascoltando l'inno della Brigata Sassari. Ma - se devo dirti la verità - l'idea che uno venga a casa mia con la forza mi dà davvero sui nervi. Per principio, oltre che per il mio sentirmi/sognarmi Partigiano.
Tu hai inneggiato a uno di questi pezzi di merda, nazisté. E sei italiano. E - per Dio - se sei fascista, dovresti esserne pure più fiero di me, che sono una zecca, per cui l'essere nato qui è pura fatalità.
Perché desiderare la carcassa di quel tedesco sepolta sul nostro suolo patrio? Io non dico di dare la carogna di quel pezzo di merda in pasto ai cani. Non lo dico perché dobbiamo evolverci, e certe volte i nostri più truci desideri vanno moderati con la civiltà. Ma seppellirlo coi nostri morti, no. Mai.

Quindi, amico nazistello, cerca degli ideali che non facciano a cazzotti col tuo senso di appartenenza. Lascia perdere tutte quelle cazzate sull'internazionale ebraica. Ci sono ebrei potenti e sfruttatori, ma ce ne sono anche tedeschi, americani, italiani, cinesi, indiani... Sono stati sterminati milioni di innocenti, in tutte le guerre. I ricchi e i potenti si sono *sempre* salvati.
Non è la razza il problema. Non è la durezza militare la soluzione.

La soluzione, caro nazistello che inneggi a Priebke, è la consapevolezza. Sono gli occhi aperti. Perché senza occhi aperti, i proiettili che spari ai tuoi nemici uccidono i bimbi al parco.

martedì 20 agosto 2013

Scene da un paese paranoico

Due ragazzini vanno al mare con un amico, avvertendo la famiglia. Il conoscente dimentica il cellulare a casa. Scatta l'allarme nazionale, con foto sui TG della sera e bavette ai lati della bocca rimasta asciutta da Gialli d'estate. Ah, il conoscente si chiama Constantin, ed è rumeno, come i bimbi. Purtroppo, amico leghista, dovrai rimandare il battage xenofobo a data da destinarsi. Nel frattempo, riflettiamosul grado di stress che abbiamo raggiunto, pure se è inutile.

lunedì 19 agosto 2013

Catene

È davvero ributtante il paragone agitato in questi giorni dai pasdaran del Berlusca tra la situazione attuale e quella del 47' tra Togliatti e De Gasperi. Ributtante, in quanto si mettono sullo stesso piano una sanguinosa guerra civile e la bipolarizzazione politica costruita tramite mass media; si vuole far credere che la spirale in cui l'Italia della Resistenza si avvitò per la serie senza fine di vendette trasversali possa reggere il paragone con le vecchiette rincoglionite che difendono Silvio "perché potrebbe essere anche mio marito. No?".
Porre il principio che avere un consenso ponga al di sopra della legge è medioevale. Lo stanno facendo tutti, da tutte le parti politiche. E a me prende malissimo.

Amara Terra mia

Volevo scrivere un triste post sulla partita di ieri, quattro pappine rifilate in casa dai gobbi, e mezza tifoseria ancora a scrivere di coppe in faccia. Anche basta.
In realtà, mi piace qui mettere nero su bianco una piccola riflessione sulla questione egiziana. Anzi, una serie di piccole riflessioni, in ordine sparso.
Primo. Nessuno ha parlato, mi pare, del grado di integrazione dell'antica comunità egiziana; mi ha colpito la proprietà di linguaggio di alcuni intervistati, e il grado di civiltà con cui hanno manifestato qui da noi.
Secondo. Non sono particolarmente d'accordo con chi di loro afferma che la questione sia riferibile ad un problema di ordine interno. Purtroppo per loro Israele esiste, e la fragile pace di Camp David del 79'  è fondamentale per tutta l'area. E qui si arriva al punto
Terzo. È ovvio che non condivido l'equazione mediatica Fratelli Musulmani=Terroristi; è fuorviante e offre il fianco a facili contestazioni. Quello che deve preoccupare - e tanto - è la deriva confessionale di uno stato laico. Mubarak, il bistrattato Mubarak, fu presidente assolutista, ma oltre al ruolo centrale avuto nel processo di Pace in Medio Oriente degli anni 90', dove ancora si vedeva qualche speranza diplomatica, a lui va ascritto il merito di aver tenuto l'Egitto in una condizione di laicità di ordinamento. Non è poco. Ora il problema, annoso, è quello della tenuta del l'istituzione democratica, anelata dai giovani della primavera araba. La domanda è:
"È giusto tutelare i meccanismi democratici quando questi mettono a repentaglio l'intero ordinamento?" Al netto delle considerazioni Geopolitiche, se l'Egitto dovesse diventare una teocrazia, si potrebbero dare le aspettative dei giovani di piazza Tahrir come realizzate? 

mercoledì 7 agosto 2013

De-Costruzioni

http://www.valigiablu.it/cosa-non-ha-realmente-detto-il-giudice-esposito-sulla-sentenza-mediaset/

Condivido e condivido. Occhio, gente che il nemico non è l'altra parte politica : è la pigrizia con cui si recepisce l'informazione. Si può essere pigri (non tutti hanno possibilità, tempo o voglia di fare il mestiere che pennivendoli e leccaculi non fanno più da decenni) ma poi bisogna accettare di essere ignoranti sui fatti. L'overflow d'informazione ha generato letargia collettiva e sociale, oltre che il mostro del fideismo acritico in politica. Ma siamo tutti sulla stessa barca, e scannarci non gioverà ad altri se non ai soliti. 
Alzare le soglie di partecipazione critica. 
Rifiutare la dialettica polarizzata e farcita di slogans da curva. 
Pensare al potere come capacità di equilibrio e non di soverchia. Come responsabilità, e non come garanzia di impunità.
Chiamare i politici "politici" e i ladri "ladri". 
Evitare le generalizzazioni, sono create ad arte per farci perdere contatto coi problemi reali. 
Ricordare che il razzismo è un abominio: possono un miliardo e mezzo di cinesi essere tutti stronzi? Siamo seri...

lunedì 5 agosto 2013

Itagliati

Farsa Italia, Forza Antigua, Berluscazz e compagnia cantando.
B. Ci ha offuscato le coscienze, sostituendo progressivamente la nostra capacità critica con la polarizzazione fideistica a base di slogans. La TV commerciale ha sostituito mitridaticamente il ragionamento con il tormentone, l'intelligenza con la furbizia, la luce degli occhi col sopracciglio depilato. Le tribune politiche si sono fuse con l'avanspettacolo, ed è nato il Talk Show, ennesimo sdoganamento della menzogna libera e impunita. E la sinistra si è adeguata goffamente a questi scenari, svendendo i suoi pezzi più genuini e imbarcando reggimenti dalla vecchia DC. E così, dopo 20 anni tutto è fatiscente, laddove promesse di rinnovamento rendevano tutto scintillante e carico di promesse di benessere facile. E la dialettica politica è andata a farsi fottere, sostituita dai cori da stadio. È bastato appaltare il cantiere delle coscienze a questa destra (che destra non è) e nascondere sotto il tappeto il nostro senso civico, roba di cui vergognarsi. Preferire la fedeltà all'indipendenza di giudizio. Premiare i clienti e punire le eccellenze. Poi, tutti dietro la balena come pesci pulitori, nella speranza di qualche avanzo. L'intellettualità è stata acquistata, quasi tutta. Anche chi dà addosso a B. ne ha accettato il gioco, e si è fatto infinocchiare dalla palude del "con me o contro di me". Ora che la legge ha seguito il suo corso, ora che abbiamo la certezza giuridica che B. è un delinquente ( in senso stretto), lui agita lo spettro della guerra civile, contrapponendo alla certezza del diritto il peso elettorale. Poi ci viene a raccontare che la magistratura favorisce lo scontro istituzionale.
Oramai è chiaro che solo la sua morte libererà il paese dalla sua presenza, e c'è da augurarsi che avvenga prima che lui decida di morire con tutti i filistei. Da chi si sente unto dal Signore, c'è da aspettarselo.

venerdì 2 agosto 2013

Giustizia sportiva squalificata

Come da copione, quando si tratta di colpire la Lazio, persino la certezza del diritto sfuma. Non c'è da rallegrarsi se dei quattro anni chiesti da Palazzi - unitamente a 6 punti di penalizzazione e l'ammenda per frode sportiva alla Lazio - il primo grado racconti di 6 mesi di squalifica a Stefano per omessa denuncia e 20.000€ di multa alla società per responsabilità oggettiva. Non bisogna essere contenti, nonostante la giustizia sportiva (per la quale anche un ragionevole dubbio può essere sufficiente a comminare una pena severissima) non abbia *potuto* "menare" di più.
Aspettiamo il ricorso, che verrà presentato dai legali di Mauri e non da Palazzi. Noi vogliamo piena assoluzione e risarcimento: oltre la gogna mediatica, gli si sono aperte anche le porte del carcere. Vogliamo che Mauri si rivalga su Palazzi e il giornalista Mensurati presso le sedi competenti, perché c'è il fondato sospetto che essi abbiano allestito una vera e propria macchina del fango; due anni di sospetti insinuati obliquamente, con delle tecniche da lista di Proscrizione, e conseguente danno d'immagine. Il ragazzo è stato bravissimo a sopportare la pressione, giocando tra l'altro un'ottima stagione, ma adesso è ora di passare all'incasso.
Ora è il tempo del ricorso, e della pretesa della completa riabilitazione. Poi verrà il tempo delle scuse, infine quello della rivalsa civile.

giovedì 1 agosto 2013

Reo Silvio

Si, mi viene da ridere. Amaramente magari, ma mi viene. Ah, se fossi Guzzanti. Con uno spettacolo sul PD di adesso in giro per teatri, farei una fortuna, senza contare i diritti SIAE, i DVD e la TV! Meccanismo semplice e lineare, da Occhetto a Letta. Uno spettacolo che si scrive da solo. Violante. Fassino. Bersani. Finocchiaro. Dal servilismo in penombra agli F35 votati con lui. Eppure, 20 anni passati a dargli addosso; con dolcezza, però. Perché diciamocelo, a sinistra non siamo tutti criminali, come dall'altra parte: da noi ancora c'è posto per un po' di fresconi, e uno sta scrivendo queste righe.
Così arriviamo al colmo della tenerezza degli ultimi anni: il bene comune (delle pensioni di Montecitorio), il sostegno all'avversario sfortunato,  le larghe intese. Larghe come le pareti anali di tanti della base del PD, intese perché ci siamo intesi. Ora che è finito, tutti al suo capezzale, come se fosse Cesare. Un uomo che ha incarnato l'avversario più spietato della sinistra, che ha contribuito a farci tornare al basso medioevo, che ha punito il merito è premiato la fedeltà, almeno in politica, ora è guardato con rispetto dai suoi avversari, che lui si è spolpati con calma e scientifica precisione. Il rispetto che - effettivamente - i piccoli uomini devono al grande pezzo di merda!
Difficile non confrontare la Forza Italia che verrà con quella di vent'anni fa. Impossibile non rattristarsi guardando il video di ieri, realizzando che Berlusconi è invecchiato, e che in questo lasso di tempo lo abbiamo fatto tutti, vittime della sua fascinazione, congelati in un eterno presente e schierati a nostra insaputa. Ed ecco arrivare la nostra seconda Salò, in meno di ottant'anni. Ora ci manca solo
una bella prova di furore popolare, tanto per dimostrare al mondo - ma non ce ne sarebbe bisogno - di che pasta meschina e irresponsabile siamo fatti.



Castelli di carta

Dire che il ministro Kyenge è una nullità, denuncia con chiarezza il problema primo di questa classe dirigente (digerente?): una sistematica rimozione, freudiana nella sua prevedibilità. Castelli, che in uno stato di normalità istituzionale sarebbe un mediocre politico locale di piccolo cabotaggio, è colonnello di un'ala oltranzista della Lega, movimento sciovinista e familiare dei Bossi, i quali ne hanno usato la cassa per i propri capricci privati.
Ho esagerato? Calcolando che a sentire le camice verdi dovrei essere d'appoggio ad una "lobby di sodomiti" ci sono anche andato leggero.
Tornando a bomba, si diceva di Castelli. Parla della Kyenge come una nullità, per poi correggere il tiro: "nullità politica". Dalla padella alla brace. Un ministro della Repubblica tacciato di nullità da un inquilino di Montecitorio racconta di un sistema allo stremo, che legittima oziose speculazioni sul nostro parlamentarismo e alimenta la possibilità di derive autoritarie, quantomeno nell'immaginario catodico e collettivo. I leghisti (non tutti, ma la maggiorparte) rifiutano di accettare l'idea che gli extracomunitari possano avere una rappresentanza; sono terrorizzati dal l'eventuale caduta dell'iniqua disparità tra cittadini italiani e non. Ti credo. Una volta caduta (ed è solo questione di tempo), tutti si sveglieranno da questo letargo della coscienza durato vent'anni, e si ritroveranno come Don Falcuccio: senza pensione, senza lavoro, e senza vittime, a parte loro stessi.
Caro Castelli, cari leghisti: avete causato un ritardo nello sviluppo di politiche integrative irrecuperabile, precipitandoci fuori dall'Europa e avvicinandoci al Nord Africa; avete appoggiato politiche disastrose per il paese solo per mantenere il Trota (e chissà quanti altri); vi state sbranando tra di voi per quattro spicci, e avete portato i peggiori esempi di razzismo becero e retrivo ai livelli più alti delle istituzioni. Continuate a peggiorare il paese, e sembra che non vi stanchiate mai.
La storia vi sbugiarderà, qualsiasi intellettuale degno di questo nome già l'ha fatto. Nel frattempo, per favore, collegate il cervello, quando presente, prima di parlare. No Castelli, c'è scritto "quando presente"!

mercoledì 31 luglio 2013

Caro De Gregori...

Sei un cantautore, hai regalato perle inestimabili al folk poppeggiante italico, hai raschiato il barile dell'immaginario veterocomunista con gli incisivi, resuscitando Giovanna Marini quando nessuno avrebbe mai scommesso una lira sulla bontà de "I treni per Reggio Calabria" in epoca postideologica.
Poi leggo un post di Adinolfi che esalta una tua intervista con Cazzullo. Paura. Mi precipito a leggerla,magari oggi Adinolfi è di sinistra, a volte capita. No, oggi no, ahimè.
Leggo i pensieri di un anziano disilluso, pieni di buonsenso da banco del mercato/salotto Pratino buono. Ma davvero hai votato Monti alla camera? E com'è che i No Tav ti stanno così sulle palle? Ti urta il concetto di Autodeterminazione? Credi che il primato dell'economia sulla politica cui ti sei arreso legittimi un potere lontano ad impossessarsi del territorio altrui con la forza?
Come dire, la tua generazione ha magnato tutto quello che c'era come se non ci fosse un domani, nemmeno le briciole ci avete lasciato. Il campo della sperimentazione è svuotato, il pensiero politico è omogeneizzato dal sistema mediatico che ha arricchito voi e impoverito noi; avete dilapidato i frutti di una ricostruzione postbellica faticosa ed eroica in meno di una generazione. Non avete neanche avvertito il bisogno di una successione,come se il mondo finisse con la vostra morte. E in un certo senso ci avete indovinato, ma ci voleva poco: se predico il crollo di una casa prima di abbatterla, non è che sono Nostradamus. Insomma, amico De Gregori: grazie delle tue perle di saggezza da Pensée Unique. Complimenti per la capacità d'adattamento, d'altronde una certa rinnovata bonarietà verso la proprietà privata viene naturale quando si possiede l'attico con la vista e la villa alle Eolie. Oh,non preoccuparti, sei in ottima compagnia; solo, ti prego: quando qualcuno ti chiede della crisi di identità della sinistra, collega il cervello prima di rispondere. Tu sei l'incarnazione della sua schizofrenia, perché sei caduto nella rete liberista dell'acquisto dell'intelligenza nemica, sei diventato quello che Gramsci chiamava Intellettuale Organico al pensiero egemone. Un faro cui riferirsi per mantenere lo status quo. Niente di scandaloso, solo molto triste.
Saluti da un poveraccio di sinistra per davvero.

martedì 30 luglio 2013

Giustizia? Meglio parlare d'Aldro!

Segatto, Pontani, Pollastri e Forlani oggi tornano a lavorare per la polizia. Prontamente, i social insorgono in un turbine di indignazione. E ci mancherebbe!
C'è in generale qualcosa di distorto, però. Un senso di democrazia spuntata, di dissenso fine a sè stesso, di assenza di peso decisionale del cittadino-elettore. Sì, perché dato per scontato che è sbagliato il Far West, e che l'ordinamento esiste per tutelare il cittadino, mi viene da pensare ad alcune banalità: la prima è la solita, vecchia di 12 anni: se tu mi picchi vado dalla polizia, ma se mi picchia un poliziotto, io 'ndò vado?
La seconda è relativa al concetto di contropotere. Nessuno è nostalgico degli anni settanta, in cui persone venivano gambizzate e trucidate per molto meno. Ma se la democrazia diventa un teatrino in cui maggioranza e opposizione si nominano da sole e all'occorrenza si alleano; se il distacco della classe dirigente è istituzionalizzato; se questo senso diffuso di impunità viene addirittura sbandierato; metteteci tutti i "se" che avete in testa (e che non vi pare opportuno dire): sono solo io a notare che l'arroganza del potere non conosce ostacoli da 25 anni circa? Una buffonata incivile, insensibile e manifestatamente provocatoria come il sit-in tenutosi a Bologna in favore di quei quattro sarebbe stata azzardata nel 1977?
Quindi, c'è poco da indignarsi. C'è da prendersela con sè stessi.

Ah, a proposito: qualcuno sa se danno Siena-Lazio in TV, stasera?