mercoledì 31 luglio 2013

Caro De Gregori...

Sei un cantautore, hai regalato perle inestimabili al folk poppeggiante italico, hai raschiato il barile dell'immaginario veterocomunista con gli incisivi, resuscitando Giovanna Marini quando nessuno avrebbe mai scommesso una lira sulla bontà de "I treni per Reggio Calabria" in epoca postideologica.
Poi leggo un post di Adinolfi che esalta una tua intervista con Cazzullo. Paura. Mi precipito a leggerla,magari oggi Adinolfi è di sinistra, a volte capita. No, oggi no, ahimè.
Leggo i pensieri di un anziano disilluso, pieni di buonsenso da banco del mercato/salotto Pratino buono. Ma davvero hai votato Monti alla camera? E com'è che i No Tav ti stanno così sulle palle? Ti urta il concetto di Autodeterminazione? Credi che il primato dell'economia sulla politica cui ti sei arreso legittimi un potere lontano ad impossessarsi del territorio altrui con la forza?
Come dire, la tua generazione ha magnato tutto quello che c'era come se non ci fosse un domani, nemmeno le briciole ci avete lasciato. Il campo della sperimentazione è svuotato, il pensiero politico è omogeneizzato dal sistema mediatico che ha arricchito voi e impoverito noi; avete dilapidato i frutti di una ricostruzione postbellica faticosa ed eroica in meno di una generazione. Non avete neanche avvertito il bisogno di una successione,come se il mondo finisse con la vostra morte. E in un certo senso ci avete indovinato, ma ci voleva poco: se predico il crollo di una casa prima di abbatterla, non è che sono Nostradamus. Insomma, amico De Gregori: grazie delle tue perle di saggezza da Pensée Unique. Complimenti per la capacità d'adattamento, d'altronde una certa rinnovata bonarietà verso la proprietà privata viene naturale quando si possiede l'attico con la vista e la villa alle Eolie. Oh,non preoccuparti, sei in ottima compagnia; solo, ti prego: quando qualcuno ti chiede della crisi di identità della sinistra, collega il cervello prima di rispondere. Tu sei l'incarnazione della sua schizofrenia, perché sei caduto nella rete liberista dell'acquisto dell'intelligenza nemica, sei diventato quello che Gramsci chiamava Intellettuale Organico al pensiero egemone. Un faro cui riferirsi per mantenere lo status quo. Niente di scandaloso, solo molto triste.
Saluti da un poveraccio di sinistra per davvero.

martedì 30 luglio 2013

Giustizia? Meglio parlare d'Aldro!

Segatto, Pontani, Pollastri e Forlani oggi tornano a lavorare per la polizia. Prontamente, i social insorgono in un turbine di indignazione. E ci mancherebbe!
C'è in generale qualcosa di distorto, però. Un senso di democrazia spuntata, di dissenso fine a sè stesso, di assenza di peso decisionale del cittadino-elettore. Sì, perché dato per scontato che è sbagliato il Far West, e che l'ordinamento esiste per tutelare il cittadino, mi viene da pensare ad alcune banalità: la prima è la solita, vecchia di 12 anni: se tu mi picchi vado dalla polizia, ma se mi picchia un poliziotto, io 'ndò vado?
La seconda è relativa al concetto di contropotere. Nessuno è nostalgico degli anni settanta, in cui persone venivano gambizzate e trucidate per molto meno. Ma se la democrazia diventa un teatrino in cui maggioranza e opposizione si nominano da sole e all'occorrenza si alleano; se il distacco della classe dirigente è istituzionalizzato; se questo senso diffuso di impunità viene addirittura sbandierato; metteteci tutti i "se" che avete in testa (e che non vi pare opportuno dire): sono solo io a notare che l'arroganza del potere non conosce ostacoli da 25 anni circa? Una buffonata incivile, insensibile e manifestatamente provocatoria come il sit-in tenutosi a Bologna in favore di quei quattro sarebbe stata azzardata nel 1977?
Quindi, c'è poco da indignarsi. C'è da prendersela con sè stessi.

Ah, a proposito: qualcuno sa se danno Siena-Lazio in TV, stasera?