venerdì 5 novembre 2004

The Village


The Village di Shyamalan. Un film non film, destinato a far parlare. L'assoluta assenza di sceneggiatura lo rende aperto a qualsiasi commento. Questa è stata la fortuna della pellicola del regista indiano, che dopo Il Sesto Senso, acclamato da pubblico e critica come un capolavoro assoluto, ha un po' faticato a tenere il passo. A parte la bravissima Bryce Howard (la figlia di Ricky Cunningham - che pare interpreterà Grace nel secondo capitolo della trilogia di Von Trier iniziata con Dogville) il film arranca.. E' identificato come Thriller, ma Thriller non è, poiché la gestione della tensione non è gestita come dovrebbe. Ma allora, di che film si tratta? Qui è il bello: è effettivamente difficile circoscrivere la trama e lo sviluppo di essa all'interno di definizioni realmente esplicative. Quella che appare certa è una contestazione di un sistema (Americano? Occidentale?) che vede la paura come unico espediente per trovare e mantenere la serenità. Il Villaggio felice è possibile solo laddove la paura inibisca lo stimolo umano dell'allargare i propri confini. La felicità ha come prezzo l'isolamento, ma per trovarlo è necessario sacrificare tutto quanto esiste di positivo all'interno di ciò che valutiamo come negativo. Un bambino muore a causa della mancanza di medicinali facili da reperire in città, ma il consiglio degli anziani - qui allegoria di un qualsivoglia governo - sacrifica la vita del singolo innocente per la serenità comune. E' come se l'America del dopo undici settembre ricercasse la sua anima pulita, negando l'esistenza della propria metà oscura, sbarrandone la strada con dei mostri (l'Iraq?) che esistono per tutti, tranne che per il consiglio degli anziani.
Insomma, il film a noi non è piaciuto per niente. I due piani del Villaggio e della realtà circostante non vengo no di fatto mai a contatto, grazie ad espedienti talmente ovvi da sfiorare l'ironico (la cecità di Bryce, ad esempio); ma - volenti o nolenti - abbiamo discusso del film fino a notte tarda con gli amici, e abbiamo scritto tutto quanto la nostra testa ha voluto vedere. Ma è la nostra testa, non quella di Shyamalan.

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